Il presidente Comastri: “Pronti per la stagione. Un occhio particolare ai giovani”


Non ama molto la scrivania, ma colloqui e scartoffie spesso lo obbligano a stare seduto per molto tempo su quella sedia. Non l’ha mai considerata uno strumento di potere, non è nel suo carattere farlo, ma solo un posto dover poter parlare tranquillamente con i “suoi” arbitri. Matteo è un presidente che fai prima a trovare in sezione che al telefono, al punto che la sede di via Anedda è diventata la sua seconda casa. “Facciamo la prima – ci scherza su – visto che è un po’ di giorni che, con i miei collaboratori, lavoro alla preparazione del raduno del 1 settembre”. Appunto: prende il via una nuova stagione, la terza del mandato, giunto esattamente a metà percorso. “Non è facile fare il presidente soprattutto perché richiede molto tempo e occorre farsi un po’ carico dei problemi di tutti, dall’arbitro studente a quello lavoratore, e prestare attenzione soprattutto ai ragazzi più giovani che, nelle loro prime gare, hanno bisogno di supporto non solo tecnico ma soprattutto morale, psicologico. Se sono soddisfatto fino a questo momento? Non posso dire al 100% perché sarebbe da presuntuosi e perché, comunque, si può fare sempre di più e meglio nel portare a termine i nostri compiti. Però, vista anche la non trascurabile mole di gare che gestiamo ogni settimana, posso dire che è stato fatto un buon lavoro. Nessuna partita è saltata la scorsa stagione a causa della mancanza del direttore di gara e questo può essere considerato un grosso successo da condividere assolutamente con i miei collaboratori. Penso a Beppe che deve far quadrare i conti ogni settimana in mezzo a tante difficoltà, all’esperienza di Sirio e Franco, alla grossa mano che ci ha dato Manuel per il settore giovanile. E, se mi consenti, a tutti quanti si sono spesi per garantire regolarità alla stagione”. Ora si volta pagina con l’inizio dei campionati ormai alle porte: con quali auspici? “Una delle cose più importanti è certamente la crescita umana e tecnica dei ragazzi che deve avvenire mediante la frequentazione della sezione e i consigli degli osservatori al termine delle gare. Non me ne vogliano i più esperti, che per noi restano una polizza assicurativa senza alcuna scadenza, ma è giusto che gli occhi insistano sui più giovani da cui verranno fuori gli arbitri del futuro. A tal proposito, abbiamo un bel gruppetto, formatosi dopo ultimi corsi, che promette bene: sono come piantine appena interrate che hanno bisogno delle giuste cure per irrobustirsi ma a cui va dato anche il tempo necessario per crescere. Nomi? Ecco, voi che scrivete volete sempre i nomi: per noi, invece, è importante il contesto, il ricambio, che ci sia qualcuno con voglia ed entusiasmo pronto a portare la Parma arbitrale dove merita. Ma è un lavoro lungo, non ci sono né ricette né bacchette magiche, solo l’impegno quotidiano da parte nostra”. Il tema della violenza sui direttori di gara è uno dei più trattati e dibattuti anche a livello nazionale: qual è la situazione a Parma e provincia? “Dati alla mano, nell’ultima stagione non possiamo lamentarci più di tanto, ma anche qui non si tratta di situazioni statiche, bensì di contesti mutabilissimi da un momento all’altro: ecco perché occorre essere vigili, con gli occhi ben aperti e affiancare ogni arbitro nella repressione di qualsiasi forma di violenza dentro e fuori il terreno di gioco. Non è una battaglia nostra ma di tutti, investe il settore sociale prima che quello sportivo: secondo te, se un ragazzo di 17-18 anni rischia la propria incolumità in una gara di calcio, un genitore è propenso a incentivarne l’attività o cerca per il proprio figlio altri svaghi? La perdita di un arbitro per queste motivazioni è qualcosa di indiscutibilmente grave ma che spesso passa sotto silenzio. Un silenzio che fa tristemente rumore. Da parte nostra, insisteremo sull’etica perché i nostri comportamenti devono essere sempre inappuntabili e al di sopra di discussioni extra tecniche”. Autorimproveri da fare o rimpianti per questi due anni da presidente? “Ci rifletto spesso e sono abbastanza severo nel giudizio verso me stesso. Poi penso che sono (quasi) sempre in sezione, la mia porta, nel rispetto dei ruoli e delle buone maniere, è sempre aperta per cui credo che almeno le attenuanti generiche debbano essermi riconosciute (ride, nda). Battute a parte, la ricerca del miglioramento deve essere perseguita anche e soprattutto dal gruppo dirigente altrimenti non potremo mai convincere l’ultimo ragazzo uscito dal corso a fare altrettanto”.