Il Nostro Calcio


A vederli in Cittadella sembrano davvero una squadra. Hanno le maglie uguali, di quelle che prendono l’occhio e non passano inosservate. Parlano, ma soprattutto sudano, corrono, sbuffano. Qualcuno resta indietro. Non hanno un campionato da vincere, un record da battere, una medaglia da inseguire. Ad alcuni di loro non puoi neppure parlare di carriera perché ci scappa un sottile sorriso vista l’età. Ma è uno spettacolo vedere che si allenano (a parte Manuel, che per il suo pantaloncino verde smeraldo meriterebbe seduta stante di andare in Procura….), percepire la convinzione e la voglia di far bene dei ragazzi più giovani. Vorremmo tanto che quando si critica in maniera aspra e a volte cattiva un arbitro, si pensasse prima al lavoro e all’impegno che mette ogni giorno per ben figurare. Non è piangersi addosso, tantomeno tutto l’impegno del mondo potrà eliminare la certezza (sissignori, la certezza) di commettere l’errore: è in quei frangenti che avremmo, come arbitri, bisogno di comprensione, anche di una sana critica se serve. Visto che tutti, specie ai livelli più bassi, commettono errori, perché noi dovremmo fare eccezione? Se il mister giustamente incoraggia il giovane calciatore che ha svirgolato un pallone apparentemente facile, perché il pubblico o le Società devono prendersela con un arbitro che ha la stessa età del ragazzo di prima e che rivendica il medesimo diritto all’errore? E’ questione di cultura, si dice: ma bisognerà che se ne continui a parlare, l’indignazione per un brutto episodio non basta più. Siamo anche noi una squadra, abbiamo i nostri momenti migliori e meno felici, ma vogliamo che tutti sappiano che ce la mettiamo tutta. Facciamo del nostro meglio, ma non ci potete chiedere di essere perfetti. Il nostro calcio è essere felici quando si riceve una designazione, è il batticuore e la responsabilità che senti quando devi fischiare o sbandierare in una gara importante, è l’amarezza quando capisci che hai messo il piede in una buca, è soprattutto la delusione quando ti rendi conto che gli altri sono disposti spesso a giustificare l’errore degli altri ma non a comprendere il tuo. Ma, a dirla tutta, è un calcio che ci piace anche se molti di noi in serie A, dove sbandiera Filippo, non ci arriveranno mai. Tra i più esperti, “gli arbitri indispensabili dell’oggi senza domani”, è in voga un suggestivo giochino per etichettare le designazioni ricevute dall’organo tecnico sezionale: la seconda categoria è la loro Champions League, la terza l’Europa League, il settore giovanile il vecchio Intertoto o qualcosa simile. Sembra una cosa da ridere, ma con il giusto impegno finisce che a Riccò come a Compiano, la musichetta nelle orecchie, quella della tua Champions, la senti davvero. Buona stagione a tutti.